Aderiamo alla mobilitazione, le ferrovie dismesse devono riaprire, siamo pronti ad organizzare una camminata per promuovere un mezzo di trasporto efficace ed ecologico
Sono 27 le associazioni ambientaliste piemontesi, tra cui Co.M.I.S. – Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile, Legambiente (primi firmatari), il Comitato strade ferrate “Bartolomeo Bona” Nizza Monferrato, l’Associazione Asti Cambia, il Coordinamento dei comitati piemontesi del Forum Salviamo il Paesaggio, la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – Coordinamento Nord-ovest, Greenpeace e il WWF ad aver scritto una lettera al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, per chiedere la riattivazione di tutte le tratte ferroviarie sospese del Piemonte.
«Sono essenziali per la mobilità pendolare di lavoratori e studenti, in chiave turistica e utili a contenere il traffico veicolare e le relative emissioni – ricordano le associazioni – Una mobilità integrata potrebbe portare ripopolamento e sviluppo delle aree interne, migliorando contemporaneamente la qualità della vita dei grandi centri urbani».
La questione non è di poco conto in un momento strategico come quello che si aprirà al termine della pandemia. C’è chi vorrebbe usare parte dei soldi del Recovery Fund per finanziare la riattivazione delle linee, chi chiede interventi mirati delle amministrazioni regionali o dello Stato, ma in generale non si accetta che queste ferrovie vengano lasciate morire per sempre o, peggio ancora, trasformate in piste ciclabili che potrebbero essere utili per i turisti, ma del tutto inutili per i pendolari che gravitano lungo i tragitti ferrati.
Dal 2012 ad oggi circa un terzo dell’intera rete ferroviaria piemontese è diventato “sospeso” con gravi ripercussioni sulla mobilità di studenti e lavoratori pendolari. Lo scoppio della pandemia, le limitazioni nel trasporto pubblico e i distanziamenti obbligatori hanno chiaramente gettato benzina sul fuoco della protesta che, nonostante il passare degli anni, non si è mai placata.
Le associazioni ambientaliste, scrivendo al Ministro Giovannini, evidenziano lo stato di salute della rete piemontese «partendo dai casi emblematici – sottolineano – della linea elettrificata Pinerolo-Torre Pellice (sospesa nel 2012 e la cui riattivazione, prevista per il 2019, non ha avuto seguito), della Asti – Castagnole delle Lanze – Alba (che la Regione Piemonte vorrebbe sopprimere definitivamente trasformando i binari in una anacronistica pista ciclabile artificiale) e della Cuneo-Ventimiglia/Nizza (premiata come “Luogo del cuore” dal FAI per la sua particolare bellezza che ancora una volta ha dimostrato le sue potenzialità come collegamento internazionale che meriterebbe un servizio adeguato e di tipo universale anziché il disinteresse dell’amministrazione regionale)». Le organizzazioni della campagna hanno evidenziato al Ministro le incongruenze attuali rispetto agli orientamenti strategici proposti dall’Unione Europea, che vedono centrali proprio i temi connessi alla sostenibilità ambientale e dei trasporti.
Lo strano caso della linea Asti – Castagnole – Alba
Le associazioni si sono soffermate molto sullo strano caso della linea Asti – Castagnole – Alba sollevando più di una perplessità per come sia stata data per persa nonostante i pareri discordanti. «Una linea – raccontano gli ambientalisti – che la Regione Piemonte ha sospeso nel 2012 adducendo tra le motivazioni la necessità di effettuare alcuni interventi strutturali alla galleria “Ghersi” per i quali negli anni abbiamo assistito ad un “balletto” impressionante di cifre per la sua riattivazione. Siamo infatti partiti da un investimento iniziale di 15 milioni di euro fino ad arrivare alla cifra di 60 milioni per l’intera sistemazione della tratta, compresa l’elettrificazione. Nell’ultimo anno queste cifre sono state oggetto di manipolazioni strumentali da parte dei nostri amministratori regionali i quali, in non poche occasioni, hanno affermato che il bilancio regionale non è in grado di sostenere tali costi, mentre siamo a conoscenza che queste spese sono in capo a Rete Ferroviaria Italiana e al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili».
«Inoltre, il 20 ottobre 2020, – continuano i sottoscrittori dell’appello – su richiesta di Fondazione FS, i tecnici di RFI hanno effettuato un sopralluogo con l’intenzione di riattivare la tratta Asti – Castagnole delle Lanze – Alba, al termine del quale il Direttore di Fondazione FS, Ing. Luigi Francesco Cantamessa Armati, ha dichiarato che con un investimento assai inferiore a quanto ipotizzato dalla Regione Piemonte la linea potrà essere agibile ai treni storici della Fondazione, prevedendone il transito già nel 2021. Tale affermazione ci ha lasciati basiti, – concludono gli scriventi – in quanto in netto contrasto con quanto sempre affermato dalla Regione che prefigurava una situazione irrecuperabile, in particolare per la galleria “Ghersi”».